IL RESTAURO DEL MAPPAMONDO

Si riporta il testo dell’intervento al Congresso Internazionale di Valenza

INTERVENCIÓN DE CONSERVACIÓN Y RESTAURACIÓN DEL GLOBO CELESTE. ROMA 1792 – AUTOR: P. GIO. M. CASSINI.

Alessandra Furlotti – Milano – Italia

RESUMEN

El globo esta montado sobre una estructura de madera original. Toda la superficie estaba barnizada con Goma Laca y/o Goma Sandáraca extremadamente oxidada, que impedia la lectura del grabado casi en su totalidad. El papel esta montado en segmentos que van de Polo a Polo, más dos segmentos con forma de casquetes polares. El papel estaba muy amarillento y frágil. El yeso subyacente (por debajo del papel) estaba dañado parcialmente en dos puntos por trauma contra un objeto rígido y cortante: dicho objeto había provocado la rotura y fragmentación a su vez del yeso en trozos mas pequeños, algunos de los cuales se despegaban totalmente, así como la formación de largas grietas en todas direcciones. Se descubrió también que la estructura soportante estaba constituida de tela arpillera, sobre la cual, se había colado el yeso: ésta se presentaba a su vez rota y con cortes.

INTERVENCIÓN: Limpieza y eliminación del barniz. Documentación fotográfica y mapas de daño. Separación en seco de los trozos de yeso ya agrietados con papel adherido. Separación del papel de los trozos de yeso y protección de cada fragmento. Reconstrucción de la estructura soportante con papel Japón. Colado progresivo de yeso de Bolonia y cola. Consolidado de algunas grietas y lijado. Reposicionamiento de los fragmentos de papel. Reintegración cromática. Barnizado del globo y montaje.

ABSTRACT

The globe was mounted on the original wooden framework. The whole surface was varnished with extremely oxidized shellac and/or sandarac rubber, almost totally blurring the reading of the engraving; paper was mounted in spherical wedges from pole to pole, plus two polar icecaps; paper was very darkened and fragile; the underlying plaster suffered a knock from a thick and “sharp” object, which smashed it in two points: it caused the plaster fragmentation in several pieces, some of which totally detached, and long crevices all over the globe; it also uncovered the iuta carrying structure which the plaster was casted on, so that it appeared crashed and cut itself.

INTERVENTION :Cleaning and varnish removing from the globe. Photographic reporting and graphic relief.Dry removing of cracked plaster pieces with their adhering paper fragments.Paper fragments removing from the plaster pieces and tissue-paper veiling of every single fragment.

Rebuilding of the carrying structure with japanese paper. Progressive castings of Bologna plaster and glue. Structure strenghtening by filling some crevices with glue and polishing .Paper fragments replacement. Chromatic touch up. Globe, structure and wooden framework final varnishing.

Il restauro di un globo o mappamondo è un intervento complesso per la natura stessa dell’oggetto: si tratta di un oggetto tridimensionale composto di elementi di diversa natura, dove la carta è solo l’ultimo strato visibile di una struttura portante imponente quanto fragile.

Per comprendere a fondo come è fatta questa struttura è sufficiente seguire le fasi salienti di questo intervento di restauro, poiché il tipo di danno ha consentito di esaminare l’interno del globo stesso.

INTERVENTO. Il globo di Giovanni Maria Cassini (c.1745-1824-30) rispecchiava quasi interamente la costruzione del globo, così come si era evoluta nei secoli, fino a raggiungere un perfezionamento descritto dettagliatamente nell’Encyclopdie di Diderot e D’Alembert.

Era montato sulla classica struttura di legno originale, che ne consente la rotazione e la lettura.

L’intera superficie di carta, montata a spicchi che andavano da polo a polo, con sormonti di 4 mm tra ciascuno spicchio,più due calotte sui “poli”, raffigurante la volta celeste incisa all’acquaforte e colorata all’acquarello, era ricoperta da uno spesso strato di vernice gommalacca o gomma sandracca, o addirittura una mescolanza delle due resine organiche, estremamente ossidata, ovvero imbrunita al punto da rendere molto difficoltosa la lettura dell’inciso.(foto 1)

La sfera era sicuramente caduta colpendo una superficie rigida e “tagliente”, come il bordo di un tavolo o di un gradino: questo ha provocato la rottura e lo sfondamento della struttura portante in gesso, di cui sono andati persi alcuni frammenti, e la crepatura di quasi tutta la superficie della sfera. Sul lato opposto a quello dal trauma, si sono formate crepe e sfondamenti che hanno indebolito l’intera struttura. La forma sferica era mantenuta sia dalla tela juta a trama grossa impregnata di gesso, che ne impediva la totale frammentazione, sia dalla carta di superficie che però risultava gravemente crepata in tutte le direzioni e spezzettata in porzioni anche molto piccole.

Questo tipo di rottura costringeva ad intervenire proprio sulla struttura portante, ovvero sul gesso, per consolidare le crepature e le parti mobili e per ricostruire le parti mancanti o irreversibilmente compromesse: per questo bisognava staccare una parte del gesso per accedere a quelle parti.

Ecco perché era necessario documentare accuratamente con immagini fotografiche l’intera superficie del globo, per consentire una fedele ricostruzione al termine del lavoro. Un rilievo grafico era ugualmente utile ai fini della ricostruzione finale: il problema era rendere fedelmente in piano una superficie sferica, cosa che i cartografi sanno che è impossibile, senza apportare delle deformazioni.

Nel nostro caso si è notato che le parti interessate da rottura erano prevalentemente nella parte centrale della sfera, in prossimità dell’equatore e questo ha facilitato la rappresentazione grafica della zona che ci interessava: si sono riportate in piano le misure degli spicchi interessati da lacune o crepe (cinque su un lato e tre sul lato opposto) con le misure reali, disegnando una griglia di riferimento con coordinate di 2 cm per poter posizionare i pezzi di carta, una volta staccati, poi bloccati nella corretta posizione da una lastra di vetro trasparente.

Prima di procedere al distacco delle sezioni di gesso era necessario effettuare la pulitura della superficie dalla vernice. L’operazione è stata lunga e difficoltosa poiché l’invecchiamento della stessa la rendeva molto resistente alla miscela solvente e l’asportazione non era totale, ovvero oltre ad un certo livello di bagnamento, la carta si abradeva e si spelava, con rischio di cancellazione dell’inciso o dei colori; nelle zone dove la rotazione della sfera aveva portato, per una deformazione della sede dei perni, ad uno sfregamento della superficie del globo contro l’anello di legno esterno, la carta si presentava particolarmente fragile.

Il risultato finale della pulitura ha portato ad un accettabile livello di lettura del documento.

Come prima decisione, si era pensato di staccare la carta dal gesso per avere facile accesso alle operazioni di consolidamento e ricostruzione. Tuttavia, dopo alcuni tentativi, si è capito che questa procedura era impossibile per l’alto degrado del supporto cartaceo: l’asportazione della carta richiedeva trazioni che non era in grado di sopportare, frammentandosi ulteriormente.

La decisione è stata quella di staccare interi frammenti di gesso, seguendo col bisturi le linee di crepatura fino a che il gesso non era di nuovo solido, con la carta ancora attaccata.(foto 3)

Ciò è stato reso difficoltoso dalla rigidità del gesso, in alcuni punti spesso anche un centimetro e dalla resistenza offerta dalla garza sottostante. Qualche minuscolo frammento di carta è andato perso, ma alla fine l’operazione si è rivelata efficace. Si sono riportate a lapis le coordinate sul verso del gesso. I bordi della lacuna sono stati velati per impedire la perdita di ulteriori frammenti di carta o gesso dal bordo.

Questo andava immediatamente pulito dai residui di adesivo di natura animale e nuovamente velato sul verso per consentire l’asportazione del velo sul recto. Andavano nuovamente riportate le coordinate e infine si poteva posizionare il frammento sul rilievo grafico.

Come si può immaginare, anche questa operazione è stata lenta e meticolosa, ma ha consentito di raggiungere e allargare la lacuna nel gesso, accedendo all’interno della sfera che ora non aveva più segreti: si è scoperto l’asse terrestre, costituito da una sbarra in ferro, sporgente all’esterno per 1,5 cm, su cui si adagiavano dei cumuli di gesso in prossimità dei poli, per reggere lo sforzo del sostegno di tutta la sfera. Si è notato inoltre il foro tondo, di circa 5 cm di diametro, aperto nel gesso già solido, in fase di costruzione e poi richiuso, che consentiva operazioni di bilanciamento del peso della sfera, a sfera ultimata.

All’interno, inoltre, si sono notate più chiaramente le lunghe linee di crepatura del gesso, in tutte le direzioni. Qui è stato possibile consolidare l’intera struttura

Contemporaneamente sono state fate infiltrazioni di adesivo

Il risultato è stato sorprendente: l’intera calotta si era consolidata, i frammenti mobili si erano bloccati e il tutto appariva solido e robusto. Questo inoltre ha consentito di non smontare i frammenti di gesso nella zona mobile opposta alla rottura principale, come si era ipotizzato in un primo tempo.

Ora era il momento del ripristino della lacuna: bisognava ricreare una superficie su cui colare il gesso che avrebbe nuovamente sostenuto i frammenti di carta originali.

Si è proceduto applicando strati di “cartapesta”, ovvero carta giapponese, sufficientemente liscia.

È stata sostituita la velatura dei margini della lacuna, con carta giapponese, per una più efficace protezione dal gesso liquido che sarebbe seguito successivamente.

Su questa struttura, sorprendentemente solida di carta, si è proceduto quindi con strati di gesso di Bologna questo per garantire una miglior elasticità della nuova struttura, che, se fatta in un’unica colata, avrebbe rischiato di essere troppo rigida e fragile.

Tra uno strato e quello successivo, era necessario attendere la sua asciugatura e questo fa comprendere quanto tempo abbia richiesto la chiusura di questa lacuna, se si pensa che ogni strato richiedeva dalla mezza giornata alla giornata intera per asciugare, nella stagione invernale.

Le ultime preparazioni venivano addizionate di colori acrilici per portare ad 1 tono di colore vicino a quello della carta del globo, per facilitare il ritocco cromatico finale.

Per raggiungere una forma sferica in linea con quella dell’originale, ci si è serviti di un filo metallico in ottone, tenuto teso girandolo attorno ai perni metallici dei due poli e adagiandolo sulla superficie del globo nelle zone integre, in modo da dargli la forma sferica e lo si è poi usato come guida sulla zona della lacuna, come se fose un meridiano.

È seguita una carteggiatura grossa e fine per lisciare la superficie e per creare una pccola depressione nel gesso che ospitasse lo spessore della carta, una volta riposizionata sulla superficie.

Con l’ausilio del rilievo grafico fatto precedentemente, una traccia a lapis delle linee dei meridiani e dei paralleli, nonchè dell’Equatore (anche se si parla di un globo celeste, questi erano comunque presenti) e seguendo i margini della lacuna, si sono riposizionati i frammenti originali precedentemente staccati, facendoli aderire con metilcellulosa al 5%.

Il risultato è stato molto buono poichè tutti i frammenti combaciavano perfettamente e hanno totalmente ritrovato la loro collocazione .

Nelle zone dove i frammenti erano andati perduti, sono state fatte delle integrazioni in carta giapponese e metilcellulosa al 5%, migliorando così di molto l’integrità della superficie.

È seguito un ritocco cromatico per uniformare la lettura del documento: fortunatamente nelle zone interessate dalla perdita di frammenti originali, quasi mai si aveva dell’inciso, se non solo parzialmente e questo ha permesso di limitare l’intervento integrativo quasi unicamente nell’ uniformare il tono ed i colori del fondo.

Si sono utilizzati acquerelli Windsor & Newton e pastelli Rembrandt a basso contenuto di legante.

Su tutta la superficie è stato passato uno stato di Klucell G al 10%, applicato a pennello, per restituire leggermente la lucentezza della sfera, originariamente verniciata, nonchè proteggere il tutto dalla polvere o eventuali maneggiamenti.

Per riposizionare il globo nella struttura di legno che lo sorregge, è stato necessario, dapprima riavvitare i fermi metallici nell’anello di legno verticale che si erano allentati; quindi cercare l’esatta posizione dei due perni metallici provenienti dall’asse terrestre, con la giusta inclinazione che consentisse la rotazione senza toccare nessuna parte in legno.

Infine c’è stato l’incastro del cerchio verticale nelle apposite sedi del cerchio orizzontale (che all’esterno si presenta di forma ottagonale): anche qui è stato necessario intervenire con due piccole zeppe in legno, sagomato e verniciato in modo che non fossero troppo visibili, per stringere le suddette sedi che si erano naturalmente allargate, e per bloccare, anche se non in modo definitivo, il cerchio verticale nell’esatta posizione, poichè dei difetti nel bilanciamento del peso provocavano una sbagliata posizione della sfera. (foto 4)

Bibliografia

DEKKER, Elly. “The first European Globes”. En : Christie’s. The World in your Hands. An exibition of Globes and Planetaria. From the collection of Rudolph Smith. An exibition at Christie’s Great Rooms 25th august-9th september,1994. and at Museum Boerhaave 18th march-24 september, 1995 . pag 13, 17.

SUMIRA, Sylvia. “Creating Heaven and Earth- The construction of globes”. En : Christie’s. The World in your Hands. An exibition of Globes and Planetaria. From the collection of Rudolph Smith. An exibition at Christie’s Great Rooms 25th august-9th september,1994. and at Museum Boerhaave 18th march-24 september, 1995 . pag 27-30.

DEKKER, Elly.”Globe making in Italy”. Christie’s. The World in your Hands. An exibition of Globes and Planetaria. From the collection of Rudolph Smith. An exibition at Christie’s Great Rooms 25th august-9th september,1994. and at Museum Boerhaave 18th march-24 september, 1995 . pag 41.

Posted on Dicembre 4, 2014 in Approfondimenti

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