Mappamondo

















Descrizione progetto

RESTAURO DEL MAPPAMONDO: cartiglio riportante in francese: Reduction du GLOBE TERRESTRE dressé par ordre di Roi par le S. Robert de Vaugondy, géographe
(Riduzione del globo terrestre disegnato per ordine del re (Louis XV) da Robert de Vaugondy (1723-1786) e secondo cartiglio riportante: Revu et corrigé par Fx Delamarche a Paris chez Fx Delamarche et chez les Dien – Rue du Jardinet N. 13 -1821
(riveduto e corretto da Felix Delamarche –Parigi 1821)

Il danno subìto da questo piccolo ma grazioso globo settecentesco era di tipo strutturale: in seguito ad una ipotetica caduta o comunque evento traumatico, si era crepato lungo la linea di giuntura in gesso delle due semisfere : questa era stata precedentemente riparata con adesivi non reversibili e in modo incompleto ottenendo il risultato della permanenza di una non completa unione dei margini di giuntura (prevalentemente a livello dell’equatore) e un annerimento della suddetta linea, con perdita di alcune sezioni di gesso e carta. Le operazioni che sono seguite erano volte a colmare questa distanza e a mascherare la linea nera. Altri consolidamenti erano necessari un po’ ovunque

1. La Pulitura della superficie dei mappamondi antichi si fa per asportare la verniciatura a gommalacca per poter lavorare sulla carta sottostante.
2. Segue un impacco umido veicolato da medium gel per consentire il sollevamento e il restauro della carta incisa del globo. Ciò permette il
3. sollevamento a buccia di banana, aiutato anche con piccoli getti di vapore caldo per circa 5 cm per parte nella zona della linea di crepatura, corrispondente all’incirca all’equatore, a settori di 3 meridiani di larghezza, previa incisione lungo la linea del meridiano.
4. carteggiatura del gradino creatosi con la rottura e la conseguente riparazione precedente a questo intervento, per pareggiare il livello.
5. infiltrazione di colla vinilica liquida sia per consolidare, sia per creare una base di adesione al gesso di Bologna (gesso, acqua, colla di coniglio vinilica) abbastanza liquido, applicato a pennello in più strati successivi dopo asciugatura del precedente, per evitare crepe, rotture e fragilità.
6. nuova carteggiatura.
7. riposizionamento dei settori di carta sollevati con inumidimento con tylose e acqua/alcool; tylose sul gesso e scivolamento forzato del settore per migliorare il combacio dei pezzi, precedentemente distanti ( migliorato il riavvicinamento dei pezzi, anche se non sempre completamente; ottimo lo spianamento della linea di frattura; ancora piuttosto scura la linea di margine della rottura)
8. in un paio di punti, sempre in prossimità dell’equatore, due frammenti di gesso si staccano fino a lasciare scoperto il cartone di sostegno della struttura in gesso, che cede leggermente sotto la pressione del bisturi. La lacuna viene colmata con un impasto di Arbocell (cellulosa in fiocchi), gesso di Bologna e colla vinilica.
9. vi sono altre due linee di frattura perpendicolari alla linea dell’equatore: seguono all’incirca la direzione di due meridiani, dal polo dall’equatore, nell’emisfero nord, tra la costa occidentale dell’America e quella orientale dell’Asia: anche in quest’area viene sollevata la carta per procedere con lo stesso intervento di consolidamento e livellamento del gesso.
10. il sollevamento della carta rivela una crepatura mobile e una lacuna nel gesso e nel cartone sottostante, con un vuoto verso l’interno della sfera, in prossimità del polo e quindi del perno metallico che regge tutto il globo e la sua rotazione: ciò rende molto fragile l’intera struttura. Si procede quindi ad infiltrazioni di vinilica nelle crepe con successiva fasciatura con fascia elastica attorno alla sfera, per imprimere una forza durante l’asciugatura dell’adesivo, che agisca in maniera centripeta e favorisca il riavvicinamento della spaccatura.
11. si procede inoltre al riempimento della lacuna con carta giapponese su cui poggiare un impasto di Arbocell, gesso di Bologna e colla vinilica.
12. l’intera superficie del globo viene pulita con gli impacchi di Laponite, per uniformare le zone trattate, che risultano necessariamente più pulite.
13. le lacune piccole e grandi della carta vengono colmate con integrazioni di carta giapponese Vang 527, ottima come spessore e colore; anche le linee di crepatura non perfettamente combacianti vengono colmate con stuccature di carta giapponese.
14. segue ritocco cromatico
15. un problema è costituito dall’asse di rotazione del globo che non corrisponde più all’asse terrestre/perno metallico che sostiene la sfera da polo a polo: infatti il trauma subito dal globo ha provocato lo spostamento del perno metallico, decentrandolo, procurando così una rotazione sbilanciata quanto basta per urtare contro il meridiano e l’ anello di sostegno della struttura: essendo già stato maneggiato nel precedente restauro, che ha bloccato con adesivo la posizione del perno, risulta impossibile, oltre che molto rischioso per l’incolumità della struttura, tentare di spostare o raddrizzare il perno metallico, poiché bisognerebbe applicare delle forze troppo importanti.
16. l’alternativa per ripristinare la rotazione rimane quella di smontare il meridiano e limare il cartone di cui è costituito per guadagnare frazioni di millimetro che possano favorire il movimento di rotazione, altrimenti bloccato dal contatto: per estrarre i due perni metallici è stato necessario tagliare il cartone in cui alloggia e aprire letteralmente la struttura; una volta liberato il globo dal suo anello, è possibile carteggiare il cartone fino a che siano asportati i punti di contatto; questo intervento è necessario anche sull’anello esterno della struttura di supporto.
17. una volta ottenuta di nuovo la rotazione, bisogna ristabilire l’effetto di finitura all’interno dei due anelli : carta giapponese e ritocco cromatico, cera d’api.
18. per riposizionare il perno metallico nell’anello di cartone aperto, è necessario realizzare dei fermagli di chiusura in ottone brunito,che abbraccino e stringano il cartone ai due poli, a copertura dei due tagli praticati nel cartone dell’anello. Il fermaglio del polo nord ha un foro per poter infilare la lunghezza del perno che deborda dalla larghezza dell’anello in cartone. Le viti, sempre in ottone, che stringono il fermaglio da parte a parte, si avvitano nello spessore stesso dell’ottone. L’applicazione dei fermagli in ottone conferisce una maggior stabilità alla rotazione
19. tutta la superficie viene verniciata con una mano di gommalacca per ridare un tono di giallino e la cosiddetta patina antica.

Dettagli progetto

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